Orari
Giorni Feriali
7:15 - 12:00 || 16:30 - 18:30
Dichiarata Monumento Nazionale, fu nel Medioevo uno dei centri religiosi e culturali più importanti dell'Italia Meridionale.
La storia del complesso monumentale dell’Abbazia Benedettina di Cava dei Tirreni, chiamata anche “Badia”, ha inizio nell’anno Mille, quando un gruppo di monaci si raccoglie intorno all’eremita Alferio Pappacarbone, nobile salernitano. L'accorrere dei discepoli, lo indusse a costruire un monastero di modeste dimensioni. S. Pietro I, nipote di Alferio, ampliò notevolmente il monastero e lo rese il centro di una potente congregazione monastica con centinaia di chiese e monasteri dipendenti, sparsi in tutta l'Italia Meridionale.
L’Abbazia ha anche avuto nel corso dei secoli diversi contatti con molti pontefici. Nel 1092, papa Urbano II visitò l’Abbazia e ne consacrò la basilica. Nel 1294 il papa Bonifacio IX conferì il titolo di “città” alla Terra di Cava, elevandola in pari tempo a diocesi autonoma, con un proprio vescovo, che doveva però risiedere alla Badia, la cui chiesa venne dichiarata cattedrale della diocesi di Cava.
Durante la sua storia millenaria, la Badia ha acquisito numerosi possedimenti e ricevuto donazioni, privilegi ed esenzioni da parte della nobiltà locale, prima longobarda e poi normanna, fino ad arrivare al diritto di patronato su chiese e monasteri della zona concesso dalla Chiesa. È stata quindi, soprattutto grazie ai riconoscimenti e agli onori dati dalla Santa Sede, un importante centro di congregazione monastica, con possedimenti in tutto il Salernitano, in Puglia, nella Calabria settentrionale e in Sicilia.
Nel corso dei lunghi secoli della sua storia, l'Abbazia si è arricchita di molte opere d'arte di epoche diverse: edifici, affreschi, mosaici, sarcofagi, sculture, quadri, codici miniati e oggetti preziosi. Ancora oggi, è possibile ammirare e visitare le innumerevoli opere e gli ampi locali della Badia, tra i quali:
Il piccolo chiostro dei secoli XI-XIII, anche se di proporzioni ridotte, è la parte più suggestiva e caratteristica della Badia. Sebbene abbia subìto diverse manomissioni, la struttura rimanda ai coevi chiostri amalfitani, a quelli di San Domenico a Salerno e di Santa Sofia a Benevento.
Il chiostro ha forma quadrangolare e volte a crociera irregolari su colonne e penducci, con pavimenti in pietra a lastre quadre e rettangoli.
Adiacente al chiostrino è la grande sala del Capitolo, del secolo XIII, in cui sono sistemati alcuni pregevoli sarcofagi romani, attribuiti per lo più al III secolo d.C.
Il chiostro si trova, inoltre, in un’area molto suggestiva: sotto si trova infatti la cripta dell’Abbazia, il cosiddetto “Cimitero Longobardo”, adibito a luogo dove seppellire non solo monaci, ma anche secolari.
Dopo l’Unità d’Italia, la Badia di Cava de’Tirreni si salvò dalla confisca dei beni ecclesiastici, andando comunque incontro ad una riduzione del suo patrimonio fondiario. Ciononostante, la comunità dei monaci cavensi si adoperò per dare nuovo fermento alle attività di studio e di formazione, con l’istituzione di un collegio laicale. Scampata ai bombardamenti e alla devastazione al passaggio del fronte, la Badia di Cava, durante il secondo conflitto mondiale, ospitò la popolazione evacuata dai centri limitrofi, tornando poi ad essere, in tempo di pace, luogo di spiritualità e di cultura, ruolo che ha tutt’oggi.
Grazie al suo archivio, i monaci hanno potuto provvedere nei secoli alla trascrizione e alla conservazione di codici e manuali, favorendo la diffusione e lo studio di antichi manoscritti a studiosi proveniente da tutta Europa e dalle Americhe.
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